“Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2” chiude il ciclo di una delle saghe più seguite nella storia del cinema. Nel finale voluto epico, più che per esigenze di fedeltà al testo per la mano del regista David Yates, la battaglia tra le forze del bene e quelle del male nel mondo della magia è a tutto campo. Nessuno è salvaguardato e lo stesso Potter è chiamato a compiere probabilmente un sacrificio estremo via via che si avvicina la resa dei conti col nemico di sempre, Lord Voldemort.
L’ultimo capitolo si apre con la frenetica ricerca degli ultimi Horcrux, parti di anima disseminate da Voldemort per evitare che venga “facilmente” annientato. La lotta più impegnativa per l’Esercito capitanato da Potter-Granger-Weasley è quella contro il tempo. Ormai il Signore Oscuro è sempre più vicino al suo scopo. Silente è morto, Hogwarts è nelle mani di Piton e difesa senza sosta dai dissennatori, il potere sul mondo della magia è alle porte. All’apparenza bene e male sono totalmente distanti, i personaggi sempre fedeli alla loro indole e le battaglie destinate a vivere le consuete dinamiche. C’è però una linea di confine che il regista varca, creando una zona franca dove gli opposti si fondono e ciò che per tanto tempo sembrava scontato, improvvisamente non lo è più.
Ma nonostante qualche piccolo colpo di scena, nell’amato scenario che ha visto crescere il mago più famoso del mondo, c’è l’epilogo un po’ deludente di quella che è stata l’idea fortunata di una appassionata scrittrice. Agli attori Daniel Radcliffe, Rupert Grint e Emma Watson va il merito di essere riusciti a crescere con i personaggi, purtroppo molto più fisicamente che intimamente per scelte probabilmente in fase di sceneggiatura. Chiave li lettura di questo ultimo episodio, è quella manifestazione emotiva che fa abbracciare bene e male: le lacrime. E sicuramente è più commovente vederle scendere in 2D.